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Di me

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Una vita

Nato a Bologna alle 8.35 di un lunedì dell’Angelo di alcune decadi fa, vive un’infanzia abbastanza felice e sta attraversando una lunga adolescenza abbastanza difficile. Dopo il liceo linguistico si laurea nel 2006 in Lettere Moderne all’Università di Bologna con una tesi sulla canzone d’autore in lingua francofona e si diploma in recitazione alla Silvio d’Amico nel 2008. Sopravvive al suo cursus honorum nonostante numerosi lividi in via di guarigione ma, tutto sommato, è in una ragguardevole forma. Pur essendo un attore di formazione teatrale, lavora molto con la macchina da presa per fiction, film, pubblicità e video vari e con diversi fotografi di moda. Quando Maurizio Cattelan lo ha coperto con 80 kg di spaghetti è diventato anche un’opera d’arte. Coltiva le sue passioni ardenti quasi quotidianamente: recitare, scrivere e giocare a pallacanestro. Collabora esternamente alla casa editrice Giunti (nella sezione narrativa per ragazzi) come critico redazionale e per alcune traduzioni dall’inglese e dal francese. Vive a Milano con la sua splendida famiglia popolata di donne: una moglie, una figlia e due bassotte a pelo duro.

Un'altra vita

Lavora con moltissimi registi in ambito pubblicitario, fiction e cinema, con qualche regista in qualche teatro e con molti fotografi di moda mentre coltiva le sue passioni ardenti: recitare e scrivere. In poche parole: va matto per raccontare storie.

 

È’ uno scrittore inedito perché interessato più a scrivere che a pubblicare: sono due lavori diversi, di uno so qualcosa, dell’altro proprio nulla.

 

Collabora esternamente alla casa editrice Giunti (nella sezione narrativa per ragazzi) come critico redazionale e per alcune traduzioni dall’inglese e dal francese.

 

Lotta costantemente con il suo peggior nemico, sé stesso, che spesso gli mette insidiosi e poco utili bastoni fra le ruote quando comincia una storia di sana pianta.

Un altro po'

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No, beh, no, da piccolo mica ci pensavo, anzi… Quando sono arrivati quelli dello “Zecchino d’Oro” io mi sono nascosto sotto il tavolo della cucina, ben barricato dietro alle sedie. Sono riemerso solo quando sono andati via. Certo, una “propensione drammatica” ce l’avevo di sicuro… è ben presente in un certo versante della mia famiglia, sic est! Poi ho avuto voglia di studiare recitazione dopo aver conosciuto Bruno Cappagli e la meravigliosa Baracca di Bologna, quello è un luogo magico, pieno di persone uniche, tutte diverse che amano il teatro quanto la vita. E’ una cosa rara! Chissà perché in Italia si pensa ancora che il teatro ragazzi sia di serie b…

 

In seguito ho avuto un altro colpo di fortuna: una mia amica mi disse che cercavano degli attori per piccoli ruoli presso il teatro Dehon per l’allestimento del “Cyrano di Bergerac”. Che esperienza! Non sapevo nulla del teatro ma quando stavo dentro al teatro il tempo passava veloce e non mi annoiavo mai. E’ praticamente l’unico luogo che mi fa quest’effetto.

 

Sì, ho fatto la “Silvio d’Amico” ma sono ancora vivo. Il mio triennio è stato molto tragico e poco drammaturgico… Dal 2005 al 2008, chi l’ha vissuto con me lo sa: una serie di errori, uno dopo l’altro, anche miei s’intenda. Dopo tre mesi di lezioni volevo andarmene ma sono rimasto perché mi sono detto: “Chi cavolo sei tu che non hai mai studiato e pensi che la massima istituzione di arte drammatica in Italia non sia il luogo in cui imparare a recitare?” Questa domanda me la pongo ancora. E non mi so dare risposta. Col senno di poi sono bravissimo. In ogni caso non ho seguito il mio istinto - sono in pessimi rapporti con lui, chissà perché? - e il triennio d’Accademia da questo punto di vista è stato massacrante. Infatti ora per tornare amico con il mio istinto faccio pugilato, almeno tre volte a settimana.

 

Ma certo! In Accademia ho imparato una valanga di cose, sono diventato un attore pur essendo stato un pessimo allievo, a mio avviso. Un’accademia è un’esperienza necessaria per fare l’attore ma ha solo tre esiti: ti migliora, ti peggiora, non ti cambia. Senza transizioni tra queste tre posizioni.

 

Qualcosa di buono l’ho fatto a Roma, protagonista di puntata per “Un passo dal cielo 1” con quella cartola di Terence Hill, una trasposizione televisiva di un dramma di Paravidino per la Rai e un paio di spot pubblicitari. Il grosso del mestiere l’ho acquisito qui a Milano negli ultimi sei anni. Ho imparato una cosa nuova che in Accademia non insegnano più, ovvero lavorare con la macchina da presa. E mi piace pure! Per fortuna, dico io, e per forza: i teatri vanno di passaparola e non fanno più audizioni! Ma se sei nuovo in una città in cui c’è tanto teatro di ottima qualità e mancano le audizioni, come fai a salire sul palco? Non critico, me ne spiaccio ma è così.

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